Lungo il percorso della via Francigena, troviamo il Parco Archeologico di Sutri che racchiude, oltre al famoso anfiteatro, un luogo quasi sconosciuto alle pendici del colle Savarelli: il Mitreo o Santuario della Madonna del Parto. È una chiesetta rupestre, ricavata da un sepolcro etrusco, scavata interamente nel tufo, consacrata intorno al IV secolo al culto di S. Michele Arcangelo e solo nel VII secolo alla Madonna col Bambino, divenuta poi Madonna del Parto in epoca moderna.
Iniziamo facendo un passo indietro, utile a capire perché è ancora conosciuta come “Mitreo”.
Il Mitreo (in latino spelaeum) era il luogo di culto dedicato al dio Mitra, divinità di origine indoiranica, addirittura risalente al XIV secolo a.C. Garante della stabilità sociale e dell’autorità regale, secondo uno dei miti, nacque da una roccia all’interno di una grotta e il mitreo dunque ne riprenderebbe l’origine. Il culto giunse in Mesopotamia, fondendosi con il dio solare dei Babilonesi, Shamash, e poi si diffuse nel successivo Impero Persiano. Infine, attorno al I secolo d.C., arrivò anche nell’Impero romano, diventando “l’avversario” del nascente Cristianesimo.
Il culto mitraico è un culto esoterico-iniziatico e per le caratteristiche vittoriose del dio, simbolo dell’eterna lotta contro il male, diviene molto famoso tra la classe guerriera. La religione prevede sette livelli d’iniziazione per gli adepti, di cui l’ultimo prende il nome di Pater (anche l’Imperatore Commodo era un iniziato al culto), e porta a quella purezza interiore che rende possibile avvicinarsi al dio. In seguito all’editto di Costantino, ma soprattutto con quello di Teodosio del 381 che mise fuori legge tutti i culti non cristiani, e per il carattere segreto della religione, non ci son rimaste testimonianze scritte riguardo il mitraismo.
Mitreo di Sutri, entrata
Il Mitreo, come detto, alla fine del IV secolo viene consacrato al culto di San Michele Arcangelo. Divinità proveniente anch’essa dall’Oriente, venerato come archistratega, è il protettore del popolo d’Israele. Nato in Frigia, in Asia Minore, nella cittadina di Colossi, odierna Chonae, si venerava in templi scavati nella roccia, proprio come Mitra. Si pensa che si sia sostituito o fuso con l’antico culto pagano, e che gli affreschi all’interno del Mitreo, richiamino la leggenda del santuario di San Michele sul Gargano, forse usato anch’esso per la venerazione di Mitra.
La chiesa presenta l’antica struttura del mitreo, alla quale si accede da un’unica entrata centrale che conduce a un vestibolo buio a pianta quadrata, che in origine era una parte separata della struttura, usata come cappella con una porta d’accesso laterale. Proseguendo, si arriva all’ipogeo, la parte principale della chiesetta, a forma rettangolare molto allungata con una grande navata centrale, coperta da una volta a botte, decorata probabilmente da un cielo stellato. Lo spazio è diviso da due file di pilastri e archetti poggianti su un basamento, che creano due strette navate laterali. Su questi supporti, gli adepti sedevano per consumare l’agape, il pasto rituale a base di pane, acqua e vino.
Lungo la navata centrale, è presente una fossa rettangolare, di cui si sono ipotizzati vari utilizzi. Il principale è quello di essere una vasca per abluzioni purificatrici, in quanto l’acqua nel mitraismo svolge una funzione simile a quella nel Cristianesimo. Nei pressi dei mitrei, infatti, è sempre presente una fonte da cui attingere l’acqua e, anche se qui non vi è traccia, all’esterno ci sono i resti di canali che trasportavano l’acqua all’interno della grotta. L’altro utilizzo è quello di contenere il sangue del toro sacrificato durante il rito, la fossa sanguinis, oppure si pensa sia stata scavata dopo il passaggio a chiesa cristiana per nascondere reliquie o altri oggetti sacri.
Veduta della navata centrale, interno del Mitreo
Percorrendo la navata centrale, si arriva all’altare con dietro l’abside, che oggi ospita un affresco della Natività, dipinto per sostituire l’originale lastra recante il bassorilievo del dio Mitra. L’antica lastra raffigurava il dio che, per compiere la missione affidatagli dal dio Sole, uccide il Toro Cosmico, dalla cui morte sarebbero nate tutte le creature. Mitra dai tratti giovanili, sbarbato e con la chioma ricciuta, porta il berretto frigio, indossa un costume orientale con la tunica e le brache attillate, poggia un ginocchio sulla groppa del toro mentre lo pugnala al fianco, da dove fuoriesce il seme che scenderà sulla terra. Per contrastare l’atto della creazione, il dio del Male invia un serpente e un cane che mordono l’animale e uno scorpione che si attacca ai testicoli. Oggi la lastra, un tempo creduta persa, si trova lungo la via Cassia, sulla parte esterna dell’antico casolare delle Cappannacce, a pochi chilometri da Sutri, nella località “La botte”, in Vetralla, e all’epoca era stata dedicata da un certo L. Avillius Rufinus al santuario mitraico.
Lastra dell’abside del Mitreo
Dipinto raffigurante Mitra che uccide il Toro Cosmico
Fine prima parte
di Deborah Scarpato
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