Considerazioni sul Padiglione Italia della Biennale di Venezia. Vi sembra arte questa?

Se Alberto Sordi avesse visitato l’attuale Padiglione Italia della Biennale di Venezia avrebbe sicuramente pensato che sono passati decenni dal suo film “Vacanze Intelligenti”, ma che nulla nel mondo dell’arte è mutato. Incomprensibili opere concettuali allora, incomprensibili opere concettuali oggi. Invano lui denunció il decadimento estetico dell’arte, invano prese in giro quella che gli artisti, i critici e la stampa
specializzata, definivano “arte concettuale”. Oggi l’arte dei famosi artisti e dei grandi critici non solo è rimasta come allora, ma addirittura è peggiorata. Sembra impossibile, ma al peggio non c’è mai fine. L’Italia, da Giotto in avanti, guida dell’arte mondiale, espone nel Padiglione a Lei dedicata alla Biennale di Venezia (l’evento più importante al mondo per quanto che concerne l’arte contemporanea), un’opera d’arte
che nulla ha di artistico. Mi dispiace per tutti i bravi scultori, pittori e fotografi che, nonostante le loro grandi qualità artistiche, non riescono ad esporre in questo importante evento.

Gian Maria Tosatti, scelto dal curatore Eugenio Viola, ci fa entrare “nel mondo industriale reale degli anni tra i ’60 e gli ’80 del secolo scorso”, ma come cristallizzato. Sono macchine reali, sono oggetti, come le venti postazioni per la cucitura con le bobine di filo ancora sui loro
perni, che provengono da fabbriche che hanno prodotto. Appeso alla parete c’è un cartello con le regole per i lavoratori, con vicino un manifesto che reclamizza il Perù, forse sogno di una possibile vacanza; ci sono nastri trasportartori, bobine di nylon, sacchi da riempiere, macchine cariche di pulsanti e leve. Una timbratrice per gli orari di lavoro. Ma è tutto come bloccato nel tempo. E’ il sogno del progresso – a detta dell’artista – che si è infranto – di una speranza che nessuno è stato capace o ha voluto alimentare, perché anche la speranza, come la democrazia, va nutrita. “Abbiamo voluto portare la verità di questo sogno che è collassato. Non siamo stati capaci di farlo durare”, sottolinea Tosatti. Un giradischi diffonde la canzone di Gino Paoli Senza fine, “di un’Italia che ha saputo sognare”, spiega, ma l’orizzonte è più buio se “non ripensiamo al nostro rapporto con la natura. Dobbiamo capire che dobbiamo stare al servizio della natura. Dal presente non si esce vivi, se non si punta sul futuro”. Un futuro che forse,
metaforicamente, nel nuovo rapporto con la natura, va individuato nella parte conclusiva del
percorso in un grande bacino con mille metri cubi d’acqua. Si fosse trattato di una mostra sull’industria e la sua storia, avrei capito e avrebbero capito tutti, ma il contesto doveva essere un altro, non La biennale di Venezia.

Credo che questo curatore e questo esponente dell’arte concettuale non abbiano ben presente che cosa sia l’arte. Glielo scriviamo in maiuscolo così magari gli rimane impresso nella mente.

L’ARTE È QUALCOSA CHE NASCE DALL’IDEA DI UN ARTISTA CHE, UTILIZZANDO LA SUA MANUALITÀ SU ELEMENTI DELLA NATURA, REALIZZA UN MANUFATTO INTRISO DELLE SUE EMOZIONI E SPESSO CONTAMINATO DALLA SUA ANIMA E CHE PROVOCA AL FRUITORE UNA FORTE, FORTE EMOZIONE ESTETICA.

Se non c’è emozione estetica, non ci può essere arte. Io non credo che oggetti fatti passare per arte come l’orinatoio, la merda, il cesso, i tagli, le banane o i cavalli appesi al muro, siano in grado di destare emozioni estetiche a nessuno. Men che meno ciò che viene esposto in questi mesi alla Biennale di Venezia, come l’opera più importante che l’arte italiana ha saputo esprimere nel 2022. L’Italia poteva fare di meglio. Mi dispiace per tutti quegli artisti veri, che dedicano la loro vita all’obiettivo di migliorare la vita dell’umanità con i loro lavori volti a suscitare quelle emozioni che solo la bellezza dell’arte riesce a dare. Considero indegno sprecare i soldi delle tasse degli italiani per favorire pochissimi artisti che assurgono agli onori dell’arte senza esserne degni. Credo che il Ministero dei Beni Culturali debba cambiare direzione se vorrà conquistare il cuore degli appassionati d’arte.

L’Editoriale

3 Comments on "Considerazioni sul Padiglione Italia della Biennale di Venezia. Vi sembra arte questa?"

  1. La definizione di Arte non poteva essere spiegata meglio….un grande plauso a te Giorgio, che continui a difendere la vera arte !!!

  2. Un artista si esprime , stando a quello che si legge , “ il sogno di un progresso che si è infranto “. Gli artisti facciano gli artisti e non si avventurino in processi industriali dove non conoscono i meccanismi economici. Qui si è preso il tessile relativo alla confezione ( la macchine da cucire ) per sottolineare il cambiamento, ma non è un il sogno di un progresso che si è infranto. Il tessile funzionava alla grande quando la richiesta era 140 e la produzione 70 ( primo ventennio dopo la seconda guerra mondiale . Nei venti anni successivi la produzione e la richiesta la facevano patta. Dopo , e qui le date corrispondono alla rappresentazione scenica, la produzione era 140 e la richiesta 70. Chiusero una marea di imprese e chi non chiuse si trasferisce in Cina per via dei costi. Questo l’artista doveva raccontare, ma mancando cultura storica esatta sia nell’artista che nel curatore , si racconta solo della favole.

  3. Complimenti Prof. Alberto Sordi, se fosse ancora vivo, sarebbe stato un un’ottimo direttore della biennale. Ma dobbiamo assistere ancora per molto tempo all’uccisione con mezzi di tortura la nostra amata arte:quella che suscita emozioni ed elevazione dello spirito!? Un caro saluto

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